Narrativamente il polyamory è un trope strano, che può andare in direzioni diversissime.
Un sacco di gente se ne tiene alla larga e non posso dire di non comprendere il motivo – o di non immaginarne qualcuno, almeno.
La narrativa romantica ha sempre alla base la soddisfazione di un bisogno emotivo e l’esclusività – la garanzia di essere l’unica persona, la più importante, la sicurezza di non dover dividere il primato con nessuno – è spesso un elemento fondamentale anche per me.
È essenzialmente la ragione per cui non vado d’accordo con i triangoli, presumo – perché anche se per qualche miracolo (visto che finisco sempre dal lato sbaglio della ship^^) il/la protagonista sceglie il pretendente che prediligo io, rimane sempre l’amaro in bocca. La sensazione che sia tutto un caso, tutto momentaneo, che non sia mai completamente vero.
Probabilmente non è così per tutti. O i triangoli non sarebbero la strategia narrativa imperante che invece sono.
Ma sospetto che una delle ragioni per cui mi sono avvicinata al polyamory sia proprio per sciacquare questo gusto amaro dalla bocca. Inventare un altro finale, che non imponesse compromessi ma promettesse altro.
Qualcosa di nuovo, forse – qualcosa di fragile, ma bello.
Al di là delle considerazioni più personali, però, sono convinta che storie di questo tipo abbiano potenzialità anche per un pubblico più ampio.
Perché se scritta bene, la creazione di un rapporto polyamory è l’amplificazione di una storia normale: tre relazioni diverse che si intensificano contemporaneamente, e una quarta più complessa e articolata che deriva da questa unione.
Perché significa non dover scegliere, non dover escludere forzatamente una parte per dare il lieto fine all’altra, ma cercare invece un lieto fine comune. Significa mettere in gioco più dinamiche diverse; complicare e articolare meglio una storia che presa da sola potrebbe essere anche piuttosto banale.
E soprattutto perché un sacco dei trope più diffusi nella narrativa romantica – come l’insicurezza, i fraintendimenti, i silenzi che diventano cancrene, i sacrifici idioti e romantici che nella realtà ci farebbero andare fuori di testa ma messi su carta risultano irresistibili – potrebbero trovare vita nuova in questo tipo di storie, incastrarsi nelle trame senza esagerazioni o forzature.
Nelle storie che pubblichiamo on line, abbiamo parecchie relazioni di questo genere.
Forse sono troppe, per alcuni gusti.
Ma noi speriamo possano risultare intriganti, comunque. E in ogni caso, non sono quasi mai nate con l’idea precisa di raccontare queste storie: si sono formate per volontà dei personaggi, hanno creato da sole le dinamiche, gli intrecci.
È evidente che c’è qualcosa che ci affascina profondamente, in dinamiche di questo tipo: l’ambiguità che non va risolta per forza, in certi casi, i legami di amicizia che vanno al di là dell’amore più comune in altri; personalità complesse che non si lasciano incastrare in caselle precise, problematiche che chiedono distanza per essere affrontate. Personaggi sfuggenti e altri inseparabili, il gusto di poter essere spettatori.
I segreti delle lucciole è un po’ un’anomalia, rispetto agli altri, non soltanto perché è l’unica che abbia scritto io da sola (l’unica cosa che io abbia scritto da sola in quasi dieci anni, in effetti), ma anche perché a differenza degli altri casi il terzo elemento è costituito da un personaggio femminile e perché è nata proprio un po’ con l’intenzione di esplorare questo tipo di dinamica, chiedendosi: è possibile seriamente un lieto fine? E se la risposta è sì, quanto è probabile?
Non ho mai pensato che sia facile.
E nelle prossime parti mi piacerebbe concentrarmi proprio su queste difficoltà, perché è indubbio che ce ne siano: perché un conto è quando si è all’inizio, e tutto è nuovo e bello – un conto è quando si sta guadando l’estate nel cielo, al fiume, in montagna, e il resto del mondo è soltanto un sottofondo lontano.
Diverso immagino sia quando il segreto diventa prigione ma uscire allo scoperto spaventa; quando le dinamiche nuove faticano a ingranare e quelle vecchie non sono più sufficienti; quando le insicurezze minano tutti i sogni. Ma è anche interessante, senza dubbio, e può offrire nuovi stimoli. Nuove sfide.
Spero che avremo modo di scoprirlo insieme, e che ci vorrete farci compagnia anche per le altre storie. Siamo convinte che ci sia davvero molto da raccontare.