Alla sua pubblicazione nella collana Noir questo divertente giallo della scrittrice italo-americana Sandra Scoppettone fu salutato come “una ventata di aria nuova” nel mondo delle autrici di best-seller americane. Firma di successo negli Stati Uniti e assai nota anche in Francia, Sandra Scoppettone ha creato una singolare figura di detective: Lauren Laurano, 35 anni, neanche un metro e sessanta centimetri di altezza, con l’ossessione di invecchiare e ingrassare, ex agente dell’FBI, conduce le sue indagini dribblando la fobia per il sangue, gli insetti e il computer. Vive in una bella casa insieme alla compagna Kip, di professione psicoanalista, muovendosi nel mondo vivace e un po’ trasgressivo del Greenwich Village. In questo romanzo Lauren deve indagare su un caso di stupro di cui è stata vittima la bella e timida Lake Huron: un enigma difficile da risolvere anche a causa degli intricati rapporti di parentela della famiglia Huron, con i loro inconffessabili segreti.
All’inizio dell’anno ho detto che avrei voluto provare a partecipare alla Reading Harder Challenge di quest’anno; non sapevo – e non so tuttora – in qualche modo gestirla, se avrò tempo di scrivere una recensione (o due righe almeno) per tutti i libri e sospetto che ci sarà anche qualche doppione perché, su tre titoli a tema che ho già letto, due ho deciso di sostituirli a metà lettura (essenzialmente perché voglio provare a fare le cose il meglio possibile e privilegiare romanzi che abbiano una traduzione ancora in catalogo) ma… Qualcosa voglio dirlo lo stesso.^^
Tutto quel che è tuo è mio in teoria doveva servirmi a occupare la casella del “libro di fiction di genere in traduzione” (o in effetti anche quella del “mystery scritto da una persona di colore o LGBT”); era una lieve forzatura, perché in realtà l’ho già letto anni e anni fa, ma volevo un mystery (in senso lato) tradotto con un protagonista LGBT e non mi venivano in mente altri titoli più “di genere”. (Nel frattempo me ne hanno suggeriti altri, ragion per cui prevedo che potrebbe esserci qualche sostituzione.^^)
Venendo al sodo, comunque. Tutto quel che è tuo è mio è, come si deduce dalla presentazione che ho riportato, il primo romanzo di una serie mystery americana, pubblicata negli anni ’90 in lingua originale e tradotta dalle Edizioni E/O intorno ai primi anni 2000. Ha come protagonista una detective privata lesbica, Laurel Laurano, di origine italo-americana come la sua autrice, e nel ’92 è stato candidato a miglior mystery con protagonista lesbica per i Lambda Awards. Io gli sono legatissima perché l’ho letto da ragazzina – straordinariamente, è disponibile al prestito in entrambe le biblioteche di paese che frequento – e penso sia stato uno dei primi romanzi LGBT che abbia mai letto; sicuramente il primo mystery, ecco, il che, è stato decisamente entusiasmante. Rileggerlo adesso è stato strano, perché insieme alla tenerezza dell’avere di nuovo in mano un libro comunque formativo c’era anche – tanto – la consapevolezza degli anni intercorsi. Non è un libro che invecchia benissimo, credo, soprattutto perché ha l’ambizione di essere innovativo in campo informatico. Che, ovviamente, è uno di quelli in cui si sente maggiormente il passo del tempo.
La trama non è terribilemente d’impatto: come mystery è ben progettato e sfiora temi importanti – e che all’epoca forse non erano stati ancora sdoganati del tutto – come lo stupro, ma al tempo stesso il suo fascino è più che altro legato alla descrizione (molto ironica e allegra) della protagonista, la sua vita in comune con la compagna psicologa (Kip, che all’epoca della prima lettura avevo amato così tanto che ritrovare il suo nome è stato come vedere una vecchia amica), le amiche lesbiche che gestiscono una libreria e gli amici gay che forniscono camei adorabili. Il caso è legato alle dinamiche interne di una famiglia: Laurel viene assunta (dalla sorella della vittima) per trovare lo stupratore di una ragazza, conosciuto tramite le primissime chat d’incontri, o almeno: sui bulletin boards dell’epoca. La cosa in un primo momento la disturba – perché Laurel all’inizio è estremamente tecnofobica – ma poi la ragazza rimane uccisa e la situazione si complica; lei resta coinvolta in una storia contorta di abusi famigliari e coppie aperte hippie e parentele fittizie e al tempo stesso viene risucchiata totalmente dal mondo del computer, tanto da rischiare di litigare con la compagna (che tra l’altro, ecco, non è esattamente entusiasta all’idea che rischi la pelle per risolvere un caso la cui soluzione a un certo punto sembra essere già stata trovata).
L’aspetto relativo ai computer è forse quello che risulta più strano, letto una ventina d’anni dopo; le tecnologie che l’autrice descrive con dovizia di particolari a noi sembrano banali e/o obsolete ed è difficile non sorridere di fronte a certi passaggi che, presumo, originariamente non dovevano essere particolarmente esilaranti. Al tempo stesso, è interessante proprio da un punto di vista documentale, quasi, come per tutti i romanzi “vecchi” molto calati nella loro epoca. Ed è difficile non provare tenerezza all’idea di quanto debba essere una boccata fresca, a quel tempo, leggere una storia scanzonata con una protagonista di questo tipo. Sandra Scoppettone, poi, ha un talento per l’ironia e una prosa agile, scattante. Anche la traduzione si legge bene, nonostante alcuni refusi incomprensibili, soprattutto in una casa editrice come la E/O. Ed ecco, per conludere: sicuramente, tornerò a recuperare anche gli altri romanzi della serie, in onore ai vecchi tempi, e non solo. (L’ultimo s’intitola Vacanze Omicide. Sono quasi sicura che mi fosse piaciuto un sacco.)
Dati tecnici
Titolo: Tutto quel che è tuo è mio
Autore: Sandra Scoppettone
Traduttrice: Silvia Nono
Casa editrice: Edizioni E/O
Anno di pubblicazione: 2000, con ristampa nel 2006 (in lingua originale, 1991)
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