Una delle sfide della RHC di quest’anno riguarda il primo romanzo di una saga YA non ancora mai iniziata; il che non è un problema, decisamente, perché di saghe YA che mi ispirano ma non ho ancora avuto tempo di leggere ce ne sono tantissime, e dato che la principale ragione per cui mi lascio incuriosire da una saga YA, ultimamente, è la presenza di un personaggio LGBT, avrei potuto scegliere a caso dal mio elenco. Ma poi mi sono capitate davanti su GoodReads commenti entusiasti a una serie che non conoscevo – o forse avevo semplicemente trascurato, perché la premessa (onestamente) non mi faceva impazzire – e mi sono lasciata tentare. Decisamente, è stata una bella scoperta.
I am darkness, scritto da Kiersten White e pubblicato in Italia da Fabbri Editori con il titolo Io sono buio, è il primo volume di una trilogia YA che dovrebbe essere storica, ma di fatto si legge forse più come un fantasy: ambientata nell’Europa dell’est, ai tempi dell’impero ottomano, si propone l’obiettivo un po’ insolito (e leggermente eccessivo, di primo impatto) di offrire una sorta di versione gender-swapped del personaggio storico che ha ispirato la figura di Dracula. La protagonista del romanzo, infatti – o meglio, la co-protagonista, perché l’altro punto di vista fondamentale è quello del fratello – è Lada Dracul: la versione femminile (si potrebbe parlare di storia alternativa, presumo) del famoso Vlad l’Impalatore, il conte transilvano di cui tutti conosciamo sostanzialmente solo la versione firmata da Bram Stoker.
Il romanzo di White in realtà non ha nulla a che fare con vampiri e leggende, ma si basa – con una ricostruzione piuttosto precisa, pare – sulla figura storica del conte Vlad III di Vallachia, ricalcando l’infanzia e l’adolescenza della protagonista sulle sue reali vicende: nata da un padre crudele ed esigente, sempre impegnato in guerre e battaglie, Lada cresce dura e coriacea e arrabbiata con il mondo, finché non viene sostanzialmente data in ostaggio – insieme al fratello minore, un ragazzino bellissimo noto alla storia con il nome di Radu il Bello – alla corte ottomana. È il periodo in cui la guerra tra musulmani e cristiani infuria particolarmente, nell’Europa orientale, e i due ragazzini transilvani, prigionieri a corte, sopravvivono come meglio possono, stringendo un intenso rapporto d’amicizia con un principe loro coetaneo che, in pochi anni, diverrà noto come Maometto II e passerà alla storia per avere conquistato Costantinopoli a soli ventuno anni. La saga di White esplora nel dettaglio le ambigue relazioni instaurate tra i tre bambini – poi adolescenti – e, pur mantenendo una scrittura accattivante e leggera, adatta a un romanzo per ragazzi, non si risparmia nel trattamento delle questioni complesse che riguardano la loro esperienza.
Per quanto mi riguarda, la caratterizzazione dei personaggi è senza dubbio l’aspetto più interessante della saga. Tirare in ballo la versione femminile di un personaggio affascinante come Dracula può sembrare, a scatola chiusa, uno stratagemma utile solo a giustificare un triangolo sentimentale che altrimenti sarebbe stato difficile imbastire (e tutti sappiamo, purtroppo, quanto la narrativa YA viva di triangoli sentimentali), ma in realtà questa scelta è assolutamente uno dei punti di forza della saga. Il personaggio di Lada è bellissimo, uno dei personaggi femminili più complessi e forti che abbia mai letto; sicuramente uno di quelli a cui è concesso di adottare in maniera più spudorata un atteggiamento “maschile” nei confronti della guerra, e della violenza, e dell’ambizione. Forte e volitiva, fin da bambina la sua esistenza è segnata dalla ricerca dell’ammirazione paterna – conquistata a fatica, in quanto femmina – e dall’amore sfrenato e viscerale per i boschi intricati della sua terra, per la bellezza dura e violenta di quella Vallachia che, in esilio, porterà sempre nel cuore, e per cui sarà disposta crescendo a sacrificare qualunque cosa. Anche la passione per Mehmet – di nuovo, molto più viscerale e fisica che romantica e tenera – è più un ostacolo al suo obiettivo, e oggetto di confusione, che il fulcro intorno a cui ruota la sua esistenza, e l’amore che prova per lui è tanto complesso e contraddittorio quanto quello che la lega al fratello – l’unica sua debolezza – senza che la passione romantica venga messa mai in secondo piano rispetto a quella fraterna. (Anzi. In alcuni casi, sembra quasi il contrario.)
E chiaramente – come si potrebbe aspettare chiunque sappia qualcosa dei miei gusti – è stato proprio il personaggio del fratellino a sigillare definitivamente il mio amore per questa saga. Perché Radu – che di nuovo, è un personaggio storico realmente esistito, e nella realtà pare che il suo rapporto con Mehmet fosse di natura ancora più esplicitamente sessuale di quanto White racconti nel suo romanzo – è l’esatto opposto di Lada in tutto e per tutto: bellissimo, quando lei ha un aspetto modesto; dolce e fragile e accattivante, ma al tempo ostinato e manipolatore. Ovviamente, trattandosi di un personaggio che amo, è anche esplicitamente omosessuale fin dal primo romanzo. La sua infatuazione per Mehmet – inevitabile, da bambino, e innocente, rivolta all’unico coetaneo che gli mostri gentilezza – è una parte importante della sua caratterizzazione, ma non l’unica: attraverso la sua figura, White si concede di esplorare la complessità religiosa dell’Europa di quel tempo e, in particolare, affronta il tema dell’Islam (Radu sceglie di convertirsi fin da piccolo, in segreto, “tradendo” le radici cristiane del suo paese e la determinazione della sorella) in un modo che ho trovato estremamente rinfrescante, soprattutto in questo nostro frangente storico. Perché sono le nostre radici anche quelle, dell’Europa come del nostro Occidente: le crociate ormai già quasi leggenda, Costantinopoli, l’impero ottomano. E il crocevia di popoli e culture che si mischiano, feriscono, confondono.
La sottotrama romantica è piuttosto centrale in Io sono buio, che – di fatto – si articola in base al rapporto che i due fratelli instaurano con il ragazzino principe di cui s’innamoreranno, e con cui stringeranno alleanze politiche più o meno solide e limpide. Sarebbe un errore ridurre la storia soltanto a questa dimensione, però, perché di fatto il primo romanzo getta le basi per quello che, già nella seconda puntata della saga, diventa un affresco molto più contraddittorio e amaro, fatto di tradimenti e opacità continue – più politiche ed esistenziali che sentimentali o amorose – e basato sulla perdita dell’innocenza che contraddistingue ogni passaggio all’età adulta. Il rapporto tra Radu e Lada continua a spiccare per la sua intensità e originalità, e Radu – di suo – rappresenta un personaggio estremamente interessante nel panorama YA LGBT, sia preso individualmente che all’interno del rapporto (meraviglioso e platonico) con la ragazza musulmana che diventerà sua moglie. Ed è rinfrescante, con Lada, vedere un personaggio femminile così determinato e duro che non cede – o quantomeno, mai con l’approvazione dell’autrice – alla tentazione di disprezzare le altre donne.
Tutti i personaggi sono ambiziosi, e complessi, e umani, tutti hanno segreti e piccoli cedimenti interiori, tutti combattono con qualcosa e a volte perdono, altre volte vincono ad altissimo costo. La scrittura è forse meno intensa di quella che prediligo, e la dimensione storica – per quanto curata e presente – tende ad accusare un po’ un certo annacquamento, che, come accennavo, dà al tutto una patina quasi fantasy, nonostante le vicende narrate siano storicamente attendibili. È un prodotto comunque di qualità, coinvolgente e complesso, che consiglio a chiunque apprezzi i romanzi YA. E magari anche a quelli cui normalmente non vanno troppo a genio, se qualcuna delle tematiche accennate incontra il suo gusto.^^
Dati tecnici
Titolo: Io sono buio
Autore: Kiersten White
Traduttrice: Ilaria Katerinov
Casa editrice: Fabbri Editori
Anno di pubblicazione: 2016
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