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Di luci fredde, rose dei venti e nostalgie

Posted on 19 Febbraio, 202023 Febbraio, 2020 by Micol

È passata una settimana dall’annuncio ufficiale e io ancora non mi sono decisa a fare un post: scusate. A mia discolpa, ho avuto dei giorni appena appena complicati – come tutto il mese, del resto – e anche adesso che mi sono imposta di scrivere almeno due righe prima che diventi troppo tardi per parlare di “anteprima”… ho la mente un po’ vuota. Proviamoci lo stesso.^^

In luce fredda, il primo romanzo della Rosa dei Venti – la stessa Rosa con cui io e Sabrina abbiamo stressato il mondo per anni^^ – uscirà il 29 febbraio per Triskell Edizioni. Sarà acquistabile in ebook e ordinabile cartaceo in libreria ( <3 ogni volta che lo dico penso a tutte le volte in cui abbiamo sognato di stringere quella storia tra le mani e mi commuovo^^), racconterà la storia di Carlos e Viv, oltre a presentare un altro bel po’ di gente, avrà il lieto fine che nella Rosa stavamo giusto abbozzando e in generale tenterà di raccontare lo spirito di quella storia, e del percorso di quei due personaggi, con una vicenda diversa e parole nuove. Speriamo che piacerà a tutti quelli che ci hanno seguito in quegli anni – anche se Carlos ha subito un “trasferimento di proprietà” e questa cosa mi tormenta tantissimo perché so che in tanti lo amavate e ho il terrore di non avergli reso giustizia anche se l’ho amato così tanto, scrivendo, probabilmente più ancora che nella Rosa – e che convincerà anche i nuovi lettori, perché ci piacerebbe davvero riuscire a portare avanti la serie. (Ci sto già lavorando, comunque.^^)

A parte questo, è difficile trovare il giusto mezzo per parlare di qualcosa che deve ancora uscire. In questi anni ho sentito tantissimo la mancanza della Rosa, non solo nel senso che avrei voluto ricominciare a scrivere di quei personaggi: sentivo l’assenza del luogo metaforico in cui vivevano, del modo in cui negli anni erano diventati una sorta di codice per spiegare come funzioniamo noi, il nostro rapporto e forse il mondo stesso. Per certi versi, archiviare temporaneamente quella storia è stato un po’ come perdere un pezzo di linguaggio. Quello che più vorrei, da questo nuovo inizio – più ancora delle cose che sempre si desiderano quando si sta per uscire con un romanzo, cioè recensioni positive, lettori felici, nuove persone che entrano nella tua vita e il senso di avere fatto del bene a qualcuno – è che mi restituisca un po’ di quella dimensione profonda, che era insieme privata e comunitaria, personale e collettiva.

Ho pensato tanto, in questo mese – nelle pause concesse dalla vita^^ – a quanto mi manca il mondo che si era creato intorno alla Rosa: quel gruppo elastico e aperto di persone brillanti e meravigliose che trasmettevano affetto e profondità a ogni parola, il modo in cui parlare con loro dei nostri personaggi – e dei loro, e dei personaggi di altri, dei libri e delle storie e della bellezza in generale – ci ha fatto crescere, cambiare. A volte – spesso – penso che mi piacerebbe provare a ricostruire una comunità simile, darle almeno lo spazio per tentare: mi sono detta spesso che potrei provare. Non ho ancora deciso nulla, al momento, e forse non mi fiderò mai abbastanza della mia capacità di resistere a tutte le tempeste – che al momento… manca – per fare il primo passo, ma ecco. Ci tenevo a parlare di questo qui, in questo post un po’ vacillante, perché per me la Rosa non è soltanto il gruppo di personaggi che ha colonizzato per anni la testa mia e di Sabrina, non è solo il milione di parole con cui abbiamo imbrattato fogli elettronici o i cento e passa capitoli che si sono accumulati su un paio di piattaforme seguendo le traiettorie di un numero spropositato di protagonisti: è anche la quantità di amicizie preziose che mi ha regalato, la quantità di lezioni ricevute, di sorprese e commozioni, gli anni che ho visto passare nella vita delle persone che gravitavano intorno a quel mondo, i successi che avrebbero avuto in futuro, l’orgoglio che provo per ciascuna di loro. E insomma. Un po’ ho provato a farlo nei ringraziamenti del romanzo, ma è stato sicuramente troppo poco, e anche questo non basta. Ma ci tenevo a dirlo. E okay, adesso chiudo questo argomento perché negli anni la grafomania non è diminuita affatto. <3

Tornando a monte, con qualcosa che forse potrebbe interessare un po’ più delle mie nostalgie da zia commossa.^^ Due parole sulla Rosa in generale, per chi non la conosce, e su Viv&Carlos nello specifico, poi vi lascio andare con la sinossi ufficiale e – se prendo il coraggio, e magari sarebbe anche il caso visto che mancano solo DIECI GIORNI – un piccolissimo estratto.

Rosa dei Venti è – come credo ormai abbiate la nausea di sentirmi dire^^ – la lunga storia che ha risucchiato una decina di anni della vita mia e di Sabrina, pubblicata online dal 2007 al 2016 (… credo?) in circa 120 capitoli, più o meno rimaneggiati negli anni (l’ultima versione dei primi, ancora disponibili su Wattpad tra l’altro perché mi fa effetto cancellare tutto *rolls*, è stata scritta più o meno in contemporanea agli ultimi) e abbandonata poi con un finale temporaneo perché ci eravamo accorte che per darle un senso vero avremmo dovuto riprendere in mano tutto dall’inizio. Una parte di quelle vicende è stata trasposta nella storia di Mattia e Bruno, Folco sotto il letto, pubblicato sempre con Triskell, ma gli altri personaggi avevano vicende più intrecciate e per qualche anno abbiamo tentato di recuperare quel materiale e scinderlo in “porzioni” pubblicabili in maniera indipendente. Alla fine ci siamo arrese: la struttura della Rosa in sé lo rendeva impossibile. Così, abbiamo deciso di tenere lo spirito, conservare alcuni punti fermi delle trame e ricominciare tutto da zero.

Della Rosa originaria rimane: l’ambientazione, una cittadina universitaria del Massachusetts occidentale, Rosenfield, modellata a grandi linee sulle città vicine di Northampton (famosa per l’atmosfera LGBT-friendly) e Amherst (città di Emily Dickinson <3); i protagonisti, o almeno una buona parte (tra i personaggi di In luce fredda ci sono, oltre ovviamente a Carlos, Viv e suo fratello Bj anche David&consorte, Raven&Jude <3 e Keith^^); e lo spirito, spero. Ovvero: assenza di risposte, tanta voglia di farsi domande e il tentativo di cartografare una sorta di regione dell’anima, per così dire, di non imporre etichette (Raven^^) e accompagnare i personaggi nei loro luoghi più bui, cercando di mantenere il giusto pudore. Tra i temi affrontati, in modo più o meno dichiarato, ci sono l’omofobia interiorizzata, l’odio per se stessi, il senso di colpa del sopravvissuto e l’istinto spaventoso che ci porta a mutilarci pur di indossare i panni che qualcuno ha deciso – a volte anche con il nostro consenso – dovessero starci addosso. Si parla di compromessi e tradimenti più o meno grandi – verso gli altri e verso se stessi – ma, spero, anche del coraggio a volte necessario per fare cose che per altri risultano facili e naturali come un respiro. E di come non possiamo farlo da soli, alla fine, nonostante tutto: il che detto da un’asociale introversa come me è un po’ bizzarro, ma ecco. Diciamo che me lo sto facendo ripetere da anni da tutti i miei personaggi, chissà che prima o poi non lo capisca.^^

Carlos è uno studente di legge impegnato in un tirocinio che gli sta portando via pezzi di cuore; ha seri problemi a far quadrare le aspettative che aveva con la sua vita reale e si trova a vivere con un tizio che è praticamente l’incubo del se stesso adolescente, ma che proprio per questo in fondo gli fa bene. Viv è un ragazzino molto complicato con una storia molto brutta alle spalle che sta appena cominciando a capire cosa può aspettarsi dalla sua vita pseudo-adulta. Entrambi hanno problemi con il tipo di amore che si troveranno a coltivare, per ragioni molto diverse; entrambi hanno tante cose da imparare. Si faranno male, ovvio, ma nel mio cuore – e spero anche nel vostro – quel dolore sarà proficuo e li porterà a crescere insieme. E nulla. Magari adesso chiudo.^^

L’incipit è questo:

In corridoio c’era la luce accesa, quando Viv rientrò a notte fonda.

Sulla parete le giacche proiettavano ombre immobili e confuse, e il tintinnio delle chiavi appoggiate sulla mensola risuonò come un affronto nel silenzio quasi perfetto della casa. Gli unici rumori erano il sibilo lieve degli apparecchi elettrici ancora inseriti nella presa e quello attutito dal buio delle auto che passavano in strada.

Lui rimase per un attimo fermo sulla soglia, il giubbotto ancora chiuso fin sotto al mento, le dita strette come intorno a un’arma. Poi, lentamente, sciolse il pugno e rilassò le spalle, sfilò in silenzio gli scarponi, spense la luce.

Gli piaceva procedere al buio, dopo essersi chiuso alle spalle la porta d’ingresso. Ritrovare la forma degli oggetti a tentoni, senza ricorrere agli altri sensi; o forse era semplicemente il rituale a rilassarlo. Portone d’ingresso, tre piani di scale, chiavi nella toppa, interruttore. Doccia, dopo. Sonno, se andava bene.

Il pavimento era gelido, lo sentiva anche attraverso i calzini. Suo fratello tendeva ad abbassare il riscaldamento, di notte, perché odiava il freddo ma quando entrava a letto non ci faceva caso e cercava di ridurre al minimo le spese superflue. Forse avrebbe evitato di farlo, se Viv gli avesse detto quanto odiava essere accolto ogni volta dal gelo, ma quei piccoli disagi finivano sempre nel baratro delle cose di cui non parlavano. Un po’ come le sue uscite notturne, in fondo. Il silenzio che dava sostegno al loro rapporto.

Alla fine del corridoio, la porta della sua stanza era socchiusa. A volte lo inteneriva immaginare che si addormentasse così, con lo sguardo fisso sullo spiraglio di luce che segnalava la sua assenza – quasi ad aspettarlo, nonostante la stanchezza, e le promesse e i litigi – ma quella sera gli fece più che altro tristezza. Premendovi contro il palmo, guardò dentro: addormentato, con il volto illuminato appena dalle luci della strada, suo fratello sembrava più giovane di lui, ancora bambino. Respirando in silenzio, Viv chiuse la porta del tutto.

In luce fredda

In luce fredda - cover definitiva

Quando si trasferisce in Massachusetts per studiare Legge, Carlos ha le idee piuttosto chiare sul proprio futuro: sogna un posto in uno studio legale prestigioso, una moglie elegante, una vita che riscatti la sua infanzia povera trascorsa in Arizona. Non prevede certo di innamorarsi di un ragazzino maschio che gli farà mettere in discussione ogni aspetto della sua vita, né che questo ragazzino conviva con segreti dolorosi che renderanno i dubbi sul proprio orientamento sessuale l’ultimo dei loro problemi. Per Viv il sesso non è qualcosa di intimo, ma una dimensione anonima che cerca più per punirsi che per farsi del bene. Non ha mai neanche pensato alla possibilità di innamorarsi di qualcuno, o che qualcuno possa innamorarsi di lui, finché l’incontro con Carlos non cambia le carte in tavola costringendolo a scelte molto più spaventose di quelle che si è concesso fino a quel momento. Nella vita non esiste nulla di completamente innocuo, però, e anche i desideri più veri nascondono trappole e insidie: l’amore può ferire più a fondo dell’odio, se credi di non meritarlo, ed è fin troppo facile trasformare quel dolore in arma e puntarla contro chi meno lo meriterebbe. Sullo sfondo di un processo che porta alla luce ricordi difficili e costringe tutti a una scelta di campo, Viv e Carlos dovranno imparare il modo giusto per aprirsi l’uno all’altro, ed entrambi al mondo.

Spero che questo lungo delirio non vi abbia spaventati troppo. <3

Se volete, su Amazon c’è già preorder, ma tra non molto arriverà di certo anche il post ufficiale.^^

A presto!

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L. Cohen

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